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da
Nel tempo che precede:
La fata
nessuno deve entrare dentro
il bosco che la vitalba chiude
e cinge intorno,
ma lui lascia le pecore
e s'inoltra, spezza i fili
coi denti, li butta in aria,
pesta rami e grovigli,
niente lo ferma dopo
gli animali nei rami, sottoterra,
cessano di frinire, vede il prato,
l'erbe azzurrate e intatte, silenziose,
s'aprono i bei lecci, fanno corona
al grande ceppo della rosa bianca
esce la fata
fuori della corteccia
Silvia l'incantatrice lì dimora,
i suoi capelli splendono,
la pelle,
le lunghe gambe nate da quei rami
un grande rischio
corre
chi la vede,
la seguirono in molti,
senza tornare
- pastore, io
t'ho scelto,
sei fortunato, alla tua vita
dono un giorno colmo.
Dopo... dopo che importa?
solo chi non ha colto rosa
non s e punto -
e la fata prese
lui per mano
si stese dentro l'erba,
lo tirò dentro
si risvegliò
nel fosso,
le sue pecore attorno
col muso giu a brucare,
solo che era inquieto,
senza sapere
giugno 1993
L'osteria del mare
quell'osteria, madre,
in quale vicolo persa,
laggiù, sul mare?
madre, giovane madre,
fu la nostra vacanza,
la sola forse,
allora non usava,
e quei fischioni rossi
con foglie verdi
mai ne ho trovato altri
così perfetti
e l'azzurro d'intorno
ci cerchiava,
ci ubriacava la luce
sulla panca
sono sceso alla
costa
l'ho cercata,
ma il tempo muta
e le strade e le case,
cambia perfino l' aria
era l'aria allora
cosi diversa
io la solcavo
stretto alla tua mano,
la tua veste leggera che risplende
contro l'Ardizio
verde come il fosso
dove fatica la gente
del mio sangue
io quei giorni
me li porto dentro,
il cammino mi fanno
piu leggero
Alle ragazze degli anni '60
ah! le acerbe primavere
di quegli anni,
le ragazze sui ponti
e nelle strade,
scende il vento dai monti
alza capelli e sciarpe
ridono le ostinate
dentro l'aria,
sciamano le altre
ai portici,
siedono nelle scale
e sopra i muri
friggono le
cresciole
è carnevale,
un carnevale povero
tra i monti,
giovane professore sento le vesti
strisciarmi e il caldo
tocco delle mani,
le mascherine bussano alla porta
reggono grandi canestri
per radi doni
per altre prode
il tempo
vi trascina
il tempo che devasta
le figure,
ma io vi scorgo ancora
camminare,
ridere sopra i ponti
lievi svanire
il tempo ch'è
passato
lo misuri
dall'occhio che ti lacrima
e non sai
e il cuore ti trema
se l'aspetti,
ti tremano le mani
se la spogli
marzo 2OOO
La giostra
ah, quella giostra antica
nella ressa di scooter
di ragazze vocianti, luminose
dentro jeans stretti
e falsotrasandati,
dei fuoristrada rossi
sul lungomare,
escono da ogni porta,
da ogni strada,
straripano nell'aria che già avvampa,
è l' ora che precede
dolce la sera
ma nessuno che
salga
sui cavalli, di legno
coi pennacchi e quella tromba
gialla, come nel libro
di letture, la musica
distante e incantata,
quella che rese altri
le zucche e i rospi
li c'era una
ragazza
tutta sola,
vestita da Pierrot
la faccia bianca,
nessuno che prendesse
i bei croccanti,
lo zucchero filato
dalla sua mano
Jacopo che tra
gli altri
passa, senza guardare,
dondola il grande corpo
e li sovrasta,
abbracciò un cavallo
e poi pendeva
dopo riuscì ad alzarsi,
rise forte
figlio che giri
solo
nella giostra,
quegli altri la rifiutano
cosi antica e lenta,
ma il padre t'aspetta,
sgomento ed appartato
dietro il tronco,
che il tuo sorriso mite
t’accompagni
nel cerchio della giostra,
nella zattera dove stai
senza compagni
marzo 2OO1 |