da
Nascere nel '40:
La battitura
sulla macchina da battere
stavano senza camicie
o solo con le canottiere
buttavano il grano
nel nastro col forcone
mentre le donne
preparavano ai camini a
mezzogiorno passavano con le fiamminghe
prima col lesso, poi con l'arrosto
e non avevo mai
mangiato tanta carne
in vita mia
mi dava gusto
mordere sui cosci
dei conigli nelle ali
dei capponi
gli uomini venivano
dagli altri poderi
per battere a Che' Gino
m'anche le donne
erano numerose
perchè così si lavorava
nell'anno una volta sola
e chi sta a battere
sotto il sole
tutto il giorno
deve mangiare ciccia
molta
della più buona
Verso le tre
i grandi
russavano nell'aia
noi giocavamo dentro
i mucchi di grano
sul magazzeno
e facevamo moscacieca
coi piedi curvi
sprofondati negli acini
fino ai ginocchi
ma qualcuno
preferiva
andare coi battitori
al pozzalone
dove la figlia di Carloni
faceva il bagno
nei due pezzi
era come le
donne
nei cinema americani
il corpo lungo
e nella pelle
non c'erano le crepe
né le rughe
senza l'odore nero
delle altre donne
Carloni aveva
più di trenta poderi
ma rozzo più
dei contadini
scoreggiava perfino
quand'era a tavola
ma lei aveva
per amante
un cittadino
che teneva la cintura
bianca sui calzoni
dopo la cena
nell'aia
cacciavamo le lucciole
noi bambini
mentre i più grandi
andavano con le ragazze
nel canneto.
6 novembre
1978
Nausicaa
Solo lo spazio del mito
fu
quello dato
tra steli di lumache
e nel ginepro sopravanzato
dal ceppo di ginestra
alte su un Adriatico intravisto
il Catria potente dall'altra parte
coi conventi nei boschi di castagno
le chiese del duecento per le valli
ma tu non eri
cristiana
una fanciulla pagana diciassettenne
dalle carni brunite e odorose
l'occhio della giovenca
le tue cosce superbe
tra le more
tra le rose di macchia
sulle cesane
t'avevo aperto
il seno
la prima volta
in un Vesuvio improbabile, brumoso
e a scuola pensavo
non t'avevo mai vista
davanti alla IV D non ci passavo
E ti chiamavo
Nausicaa
perchè incedevi
e dopotutto facevo il professore
perfetta nella veste bianca
e come lei perfetta
ti svestivi
e ripetevo patetico
Nausicaa
i miei teneri miti
un po' senili
sul finire dell'agosto
portavi i jeans.
aprile 1979
Nel dopostoria di questi anni
è la cicoria azzurra
come l'aria quando l'agosto
trasmuta nel settembre
sul parabrezza prima della pioggia
i passeri levatisi dai rovi
di polvere ingrigiti i cirri oscuri
a stormi e brevi voli seguitarono
ci fu un tempo
gentile
al Catria salivamo per i daini
in un decennio mitico e lontano
ricordo ch'era attorno al '68
ancora era d'amore la tempesta
di volti chiari in sogno ed in rivolta
dentro quel
sogno forse sono nati
mimavano la morte con le dita
anche a Bologna dietro i funerali
agli assassini neri somiglianti
noi che sognammo
un mondo più gentile
persi com'eravamo nella lotta
è tornata a morire la pietà
lo dissi forte
il groppo della gola
rise tirato, aveva il volto assurdo
i picchiatelli sono punk nostrani
che vestono di stracci e collanine
però firmati Fiorucci o da Garcia
parlano solo in risi e gridolini
abbozzano parole sui vestiti
anche allora
settembre ritornava
la guazza sui cornioli alle cesane
stesi sull'erba cantavamo contessa
l'amora lo facevamo dentro il fieno
aspettamo l'alba
del Grand Anno
quello che iniziava la nuov'era
l'Ardizio chiaro
stampato sulla rada
l'estate che moriva come sempre
per gli ultimi bagnanti sulle spiagge
per noi settembre non era che il preludio
come il chiaro pacato innanzi il giorno
più tardi
con il rosso delle macchie
quello violastro del pruno nei fossi
lo scotano che sopra ogni altro avvampa
mistaccai dai compagni dalle case
deserte prese poi dagli studenti
con le rame di quercia sopra i coppi
il sambuco che sbatte contro il vento
in due scappavamo alla storia
e volevamo tornare ad essere soli
l'uomo-la donna nel verde giardino
con te estranea
al tempo che rammento
ripasso la vicenda
schianto gli arbusti della macchia
guardo nel dopostoria di questi anni
il frutto lungo dello spino bianco.
settembre
1980
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