Clicca per ingrandire
da I luoghi persi:

Muta il mio tempo cambia la vicenda

a mio figlio Jacopo che doveva ancora nascere

quando fu mezzanotte sulla moschea
con i suoi cocci azzurri come il cielo
cerchiarono di bianco i bei gabbiani
i minareti scesi fino al mare
sei la prima persona di quest'anno
che vedo e ci stringiamo ai padiglioni
dell'antico giardino cogli smalti
conchiuso anch'esso qui in oriente come
quelli che stanno nei mosaici d'oro

sempre la vasta terra che percorro
lungo i suoi muri e cieli mi sospinge
spesso c' è una compagna che mi serra
dentro una nicchia calda, la siepe
chiude allo strepito fitto che m'inquieta

torno poi ai miei colli dove l'aria
punge perfino i giorni di calura
salgo dove il cespuglio della rosa
sopra ogni greppo alza le sue bacche
ricordo che l'inverno ormai passato
ci rotolammo nel falasco bianco
avevi scoperto allora la mia dimora
terra di querce e venti alta sul mare
mentre la pelle odoro e l'erba molla
dentro il tuo ventre morbido mi schianto
in calde e lunghe cosce rinserrato

da dentro il fosso ragazzo guardavo
quando l'uva diventa dolce e gialla
oltre la grande macchia che scoscende
cerchia l'ore d'ornelli e la mia casa
oltre, dove c'è il mare con le barche
grandi che vanno nei luoghi diversi

oggi m'inquieta il tempo che m'attende
le sue opere e i giorni che non vissi
che non conosco e trovo per la strada
di questa età di mezzo già sgomenta
che senza consultarmi mutò il corso

questa vicenda lunga come la vita
forse cambia chi viene e non conosco
io nell'attesa sono come sempre
in giro sui miei colli nella cerchia
e poi vado lontano e qui ritorno

gennaio 1986




L'anima

io no avevo mai capito
da dove l'anima viene tra gli spini
ma l'anima è piccola, fatta d'aria,
passa tra gli spini e non si graffia




Nel tempo che precede

madre ch'eri fra tutte la piu gentile
persa con le tue amiche in fondo al fosso
lunga la treccia sul tuo corpo snello
scende fino alla vita, nell'acqua chiara
hai camminato scalza, scosti le brecce
dentro la tana il gambero s'appiatta
d'intorno sono i colli che tu speri
di sorpassare un giorno, non sai la meta
guardi il greppo che pende e ti sovrasta

oggi Madìo ha preso con la vanga
il lepre nel trifoglio alla piantata
passano i merli dentro l'aria chiara
getta fuori il sambuco acini fitti
ma Celeste è lontano, presso i fili
dove muore chi è andato a far la guerra

scenderà questa notte giù dal cielo
-la tua fiaba narravi all'Elda attenta -
lo aspetto col cuscino presso il noce
c'è come un carro grande che vola sopra
per lui metto le viole nel bicchiere
ho tolto dalla cenere i lenzuoli

dopo scavò la terra proprio alla porta
dentro ci ha messo il noce, la rama chiara
consiglio della Fenisa quand'ha saputo
che è quella la pianta dove aspetta

scende nella divisa grigioverde
lento giù per la costa sullo stradino
e splende la sua faccia per la luce
come mai s'era vista dentro l'aria
sarà quella ragazza che t'aspetta
venire nella notte giù dal cielo
la prima che t'abbraccia sulla porta

prima che nascessi furono insieme
stavano tutti là presso l'aiuola
a pescare castagne nel caldaro
ora mancano tutti, manca una casa
solo prima di nascere l'ho avuta




La biscia

scese il biroccio al pozzo
c'era la neve, un filo appena
bianchissimo oltre il verde, sui confini
stridono i raggi azzurri nell'erba molla
manda la foglia odore
di muschio e raganella, senti i tonfi
pendono le vitalbe come corde
di lì vola la biscia ch'è in amore
fanno un gran cerchio in aria
poi non sai, dov'entrino nel buio
per figliare

lui è nell'acqua, di tonde piume
la ricoprono i pioppi
sempre
nel tempo che trapassa
spargeva il vento
prende forma la rosa
era dolce la vita nella conca

vede la serpe
nera tra fiori e panni
la schianta con la canna
la fa a pezzi
uno scivola in acqua
e ci sprofonda

ma rinasce nell'acqua
torna per sempre
s'affaccia dalle scale
e sullo specchio
va' alla fonte azzurra
entra con tutti i panni dentro l'acqua
tieni sotto la testa fin che puoi
e mai potrà piu uscire dalla terra

nonna, la fonte è cosi lontana
mi persi tra le macchie
non l'ho raggiunta
già la nottola passa silenziosa
fra i tronchi che si fanno neri
quando mi stendo in terra
a riposare
viene allora la serpe, sale sul masso
diventa una persona, morta come
le anime che vedi dentro il bosco

c'era polenta rossa, con il lepre
e il mosto era dolce da succhiare
ma lui pensa alla serpe
essa di sopra, tutta la notte
aspetta finchè non sale

ma chi ha perso la fonte
l'acqua che sola
impedisce alla biscia di tornare
è meglio che s'abitui alla presenza

 
 
< Home >.. < Poetry > ..< Novels > ..< Critical Essays >...< TV> ..< Biography > ..< Press > ..
 
 
© Umberto Piersanti - Powered by Visystem
Best view I.E. 800 x 600

Home Page