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Nel folto dei sentieri, camminando nel tempo. Un diario sulla rotta persa nel rallentare dell’età.
di Nicola Bultrini - ILTEMPO.IT
“Al tempo che m’incalza / e che m’assedia / s’oppongono tenaci le parole”, dichiara Umberto Piersanti, nella sua ultima raccolta di versi, “Nel folto dei sentieri” (Marcos Y Marcos). Voce di rara consistenza ed energia, Piersanti prosegue il suo cammino nel “tempo che procede”, annotando come in un diario, la rotta che sembra persa del “tempo che precede”. Ma anche “nell’età che rallenta/ il passo e il gesto”, la voce si innamora dell’ “eterno, scontato, stupendo passo delle stagioni”.
Da decenni il poeta ha introdotto il lettore in un suo mondo reale e trasognato, che ormai appartiene all’immaginario del pubblico di poesia; Jacopo, Urbino, le Cesane, la costa adriatica, chiamando per nome ogni pietra, pianta, scoglio, con un’esattezza luminosa. “Nel bosco dei pensieri” è fortissimo i richiamo della storia, perché “tenace è la memoria / che s’ostina, / tenace a dare un senso / ad ogni cosa”. Ma “la rapina dei giorni”, irrompe nel “tempo nuovo”, quando “molto di rado, / la voce dei non umani / è la più forte”. E allora “chissà se ognuno porta (ancora) nella mente / il suo giardino chiaro e luminoso”.
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